sabato 8 marzo 2014

Autotrasporti, tra ombre, minacce e infiltrazioni mafiose. La “Resistenza” di Cinzia Franchini presidente nazionale CNA Fita

Di Gaetano Alessi

CNA FITA associa in Italia oltre 35.000 imprese di autotrasporto di cose per  conto di terzi dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e le loro forme organizzate quali ad esempio i consorzi e le cooperative, con una crescente presenza di società di capitali. Il problema è che attira anche capitali mafiosi. Cinzia Franchini (nella foto) da Modena ne è la Presidente Nazionale e nell’arco di due anni ha già subito due intimidazioni, una di chiaro stampo mafioso l’altra da parte dei movimenti dei “Forconi”.
Come è la situazione delle infiltrazioni mafiose nel settore? Da parte delle istituzioni e dell’economia legale c’è una vera reazione che va oltre alla solidarietà del momento o alle parole di circostanza? 
Come possono notare tutti la politica ha altre priorità in questo momento e non riesce nemmeno a garantire la stabilità necessaria a cambiare le legge elettorale. difficile quindi pensare alla concretezza fermo restando l’impegno  di chi, rappresentando lo Stato come le forze dell’ordine, tentano di contrastare quella che io definisco una vera ondata di piena. Un concreto aiuto per riprendere le fila di un discorso complessivo inerente il contrasto delle infiltrazioni malavitose lo darà sicuramente la ripresa economica che da sola può convincere e sostenere gli imprenditori disperati. La verità è che in queste condizioni, anche attraverso procedure fallimentari oppure soccorsi finanziari più o meno legali, la malavita sta pesantemente entrando nell’economia reale e in particolare quella che più mi riguarda ovvero il settore dell’autotrasporto. La cosa mi preoccupa e non poco perché oggi come  ieri le nostre imprese sono un ottimo veicolo per trasmettere logiche mafiose in altri contesti ma, oggi più di ieri, mi preoccupa il livello di infiltrazione altissimo ormai raggiunto. Ai fini pratici la sostanza non sembra essere mutata e oggi le aziende sono sole difronte all’intraprendenza dei clan e, dietro a loro, troviamo i problemi di sempre come l’assenza di un interlocutore disponibile rispetto al credito o peggio ancora di uno Stato che ritarda i suoi pagamenti da un lato e poi di applica le more sul debito erario non pagato. Per essere chiari il contrasto alla malavita oggi più che mai non passa unicamente dalla denuncia ma soprattutto dalla capacità del sistema economico di essere realmente a sostegno dell’impresa sana.
L’attivismo dell’Organizzazione che rappresenta non trova però un grande riscontro nelle altre organizzazioni di categoria, come non ricordare il caso di Angelo Ercolano (legato da parentela diretta con il clan mafioso degli Ercolano) salito comunque ai vertici della FAI- Confcommercio e poi indagato dalla Guardia di Finanza per un giro di 5 milioni di euro di fatture false generato nella sua impresa, la Sud Trasporti. Pensa che nel mondo associazionistico il detto “pecunia non olet” valga più del concetto di legalità?
Voglio essere molto chiara se ho iniziato questa battaglia è perché il problema ce lo avevo in casa. Se poi accidentalmente, per usare un eufemismo, ho riscontrato problemi altrove e mi sono permessa di sottolinearlo l’ho fatto solo perché credo che questo tipo di denuncia sia utile a tutti. Per il resto le rispondo con un proverbio: l’occasione fa l’uomo ladro. E qui la “pecunia” profuma tanto perché ce n’è molta e in certi casi anche troppa.
Torniamo un attimo indietro e sui rapporti con le altre categorie che rappresentano gli autotrasportatori. Negli ultimi mesi sono entrate in vigore alcune norme tra cui l’aumento dei pedaggi autostradali, ennesima mazzata per il settore, ma mentre da parte vostra si è vista immediatamente un’alzata di scudi gli altri tacciono o meglio non vanno oltre ad azioni folkloristiche (Forconi) o comunicati pro forma. C’è una rassegnazione da parte del vostro mondo o ci sono degli equilibri che non possono essere toccati?
Nel nostro mondo non c’è alcuna rassegnazione, le imprese sanno bene cosa non vogliono e forse, oggi più di ieri, sono in grado di comprendere che per ottenere ciò di cui realmente hanno necessità debbono cambiare verso alla rappresentanza dove, come è accaduto nel nostro settore, per troppo tempo hanno prevalso altri interessi che con l’autotrasporto non hanno nulla a che vedere. Un esempio per tutti, il più ingombrante, Fabrizio Palenzona e la FAI- Conftrasporto. Palenzona infatti è contemporaneamente in grado di rappresentare i banchieri (da vice-presidente di Unicredit) o i concessionari autostradali (da presidente dell’AISCAT) o le banche (da membro del Consiglio di Amministrazione dell’ABI) e dall’altro gli autotrasportatori da presidente onorario della FAI (federazione autotrasportatori italiani) e presidente della FAI Service (la società che eroga i servizi agli autotrasportatori). E’ chiaro che i conti così non tornano, ma solo per la categoria!
Quali sono degli interventi immediati che possono bloccare od ostacolare la presenza delle mafie in Emilia Romagna, soprattutto in un momento dove i lavori della ricostruzione post terremoto sono imminenti?
Sarebbe utile poter avere maggiore tecnologia per gestire informazioni sensibili in modo scientifico e non a campione come spesso avviene nei controlli nel nostro settore, però anche qui molte opportunità sono state rese vane dall’incapacità politica di gestire tanti e forse anche troppi soldi. Soprattutto però bisognerebbe innovare il sistema di prevenzione potendo intervenire salvaguardando il ruolo sociale dell’impresa nell’economia quando troppo spesso invece si attende il suo fallimento. E’ un caso eclatante quello dell’azienda mafiosa di trasporti Riela, fallita nell’ambito di una tortuosa gestione da parte dello stato in seguito alla confisca.
La sua attività, il suo coraggio in altre parti di Europa l’avrebbero trasformata in un punto di riferimento, mentre in Italia sono patrimonio delle poche persone che hanno avuto la fortuna di conoscerla e di lavorarle vicino. Ma questo silenzio da parte delle istituzioni, della politica, della gran parte della società civile, dello stesso mondo che rappresenta non le fanno pensare ogni tanto “ma chi me lo fa fare?”
Non conosco altro modo per fare ciò che sto facendo cioè questo strano ”mestiere” di rappresentante di una categoria produttiva. Alla domanda chi me lo fa fare ho risposto ricercandomi il consenso porta a porta e con molta fatica ho raggiunto il 95% di adesioni alla riconferma alla presidenza nazionale della mia associazione la CNA-Fita, lo scorso 12 ottobre. Questo risultato se da un lato mi responsabilizza dall’altro mi da fiducia e speranza.
Ultima domanda, da pochi giorni si è insediato il nuovo governo guidato da Matteo Renzi, di cui il Fabrizio Palenzona descritto prima è anche un sostenitore e finanziatore, Lei che come presidente nazionale della CNA FITA deve interfacciarsi con l’esecutivo che parere da? Si tratta davvero di una svolta che darà all’Italia il “Verso Giusto”?
Il mestiere di Renzi è il politico e quindi quello di guardare il verso della politica. Il mio invece è più semplicemente quello di guardare il versante della problematica e nell’autotrasporto, per capire se le cose cambieranno veramente, è semplice! Basta guardare il prezzo del carburante con relativa tassazione, quello dei pedaggi con i relativi servizi, dei costi assicurativi e relative opportunità, o per non essere troppo tecnici il tenore della concorrenza dei vettori esteri in cabotaggi nel nostro paese.

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